venerdì 29 aprile 2016

Smart Working. Fermate questa Follia


Smart Workng.
Lavoro Intelligente, Efficiente (anche se il termine Smart ha una configurazione più completa).
Una realtà negli USA che comincia a prendere piede anche in Europa.
Grandi aziende cominciano ad abbracciare questa nuova pratica (il più famoso il caso BARILLA, ma si contano anche STAR, SANOFY AVENTIS, LEROY MERLIN etc.)
Sull'onda di questi grandi nomi, molti altri arriveranno.
Presto lo Smart Working (SW per gli amici) sarà una realtà ben radicata in continua espansione.

Ma cos'è lo Smart Working?
Lo Smart Working è "l'autismo" del mondo del lavoro.
Non esiste una sola pratica di Smart Working, ma vi sono un'infinità di situazioni e ambientazioni che rientrano nell'ampio mondo del lavoro intelligente.
L'idea alla base dello SW è la fiducia ed il controllo del risultato più che del lavoratore.
Ed ecco Dipendenti con orario flessibile, Lavoratori che autocertificano i ritardi, Aziende senza badge e tornelli e dulcis in fungo LAVORO IN COLLEGAMENTO REMOTO.
Lascio a più alti "esperti" il compito di descrivervi pro e contro dello SW.
Ciò che lascia perplesso me è la totale mancanza di prospettiva.
Si sprecano lodi su come sia bella la libertà di lavorare da casa, sulla miglior gestione del tempo e del lavoro.
Ci si sposta meno, si inquina meno, ti sorridono i monti e le caprette ti fanno Ciao.
Tutto bellissimo, tutto molto figo.
Poi però, guardando oltre...

Lasciamo perdere il discorso alienazione e la caduta di tutte quelle pirlate sul TEAMWORKING (così in voga fino a qualche mese fa, da non contare più un cazzo)

Lavorare senza orario, vuol dire di fatto non dare un valore al nostro tempo, ma accettare quello che l'azienda ritiene essere il valore del nostro impegno.
Sarà di fatto l'azienda a decidere il nostro carico di lavoro, aumentandolo o alleggerendolo a piacimento.
Si lavora per obiettivi, come le cooperative o i call center (col capo che chiede sempre di più, più veloce e più in fretta)
Per un po ci racconteremo la favoletta del "risparmio il tempo degli spostamenti", finché non ci ritroveremo a lavorare anche durante la pausa pranzo.
Ma ancora saremo fortunati.

Possibile che nessuno abbia pensato al futuro?
A come gestire i nuovi collaboratori nell'era del lavoro in remoto?
Alle implicazioni di nuove assunzioni, rinnovi contrattuali e nuovi rami d'azienda?

VI POSSO ASSICURARE CHE LE AZIENDE LO FANNO. 

E lo fanno da tempo.

Non servono Geni della Finanza o Guru dell'Industria per capire che, una volta abbattute le "mura dell'ufficio" e sdoganato il "lavoro intelligente", si aprono 3 possibili scenari:

Gli schiavi del lavoro.
In barba agli attuali CCNL (FIAT docet) verranno riscritte le condizioni e le regole del lavoro
L'azienda organizza il lavoro per obiettivi (sempre crescenti) lasciando al lavoratore gli oneri della gestione oraria.
Il dipendente non ha più un orario, diventando de facto una partita iva stipendiata, con retribuzioni sempre più basse e nessuna tutela infortunistico sanitaria (visto che tecnicamente non esce da casa)

Ufficio a sub appalto
L'Azienda affida il lavoro d'ufficio ad agenzie o cooperative che presteranno il servizio a pagamento, ingrassando il settore della precarietà.
L'agenzia avrà più o meno collaboratori (a secondo delle esigenze dell'Azienda cliente) e guadagnerà una cospicua marchetta sul lavoro di impiegati Co.Co.De. (Contratto di Collaborazione Demenziale)

Tutti in cina
Un'azienda che lavora in remoto, lavora di fatto grazie alla rete.
Chi le impedisce di affidare il lavoro a dipendenti in paesi più economici?
Credete davvero che collegarsi da Pechino sia più difficile che farlo da Parma?
Ed in questo caso, visto che l'azienda rimane in loco (e non sta delocalizzando) credete veramente di poter competere con lavoratori Rumeni, Cinesi o Indiani? (a meno di non adeguarsi alle loro richieste economiche)

Troppo pessimista?
Esagerato?
Uccello del malaugurio?

Credo solo occorra considerare a fondo ogni possibile risvolto della faccenda.
Non credo nelle favole tanto quanto non credo che imperi multinazionali guardino al benessere del lavoratore prima che al profitto (una SPA deve produrre utili tenendo bassi i costi)

Quindi non insultate l'intelligenza e la dignità di un popolo raccontando la storiella delle aziende felici ed iniziamo a chiederci criticamente il PERCHÉ di ciò che succede.

Qualcuno fermi questa follia prima che sia troppo tardi.








1 commento:

Massimo Cristofaro ha detto...

Disanima perfetta; cruda al punto giusto per fare scattare le nostre coscienze.